Report 2011-04-10 Il prodotto sei tu

>Per chi non lo sapesse, Report ha fatto una puntata con un servizio interessante riguardo a facebook/twitter/google/youtube/social_network/ad_sense/web2.0/copyright/p2p/wikileaks/hacker/anonimato/privatezza/sylicon_valley/zuckerberg/phishing e TANTISSIME altre cose, tutto in 60 minuti. Il titolo, azzeccatissimo, è “Il prodotto sei tu”. Sono contento che in prima serata in italia si parli di questi temi importanti. Come noterete guardando il servizio hanno fatto un po’ un macello, mischiando tutto, come prendere un hackmeeting, togliere le parti tecniche e frullare per bene. Sicuramente si poteva fare meglio, trattando meno argomenti in modo meno superficiale. Ancor più importante, sarebbe stato d’uopo dare più indicazioni riguardo a strumenti di difesa dell’anonimato e della privatezza (privacy, per gli inglisc spicher wannabe). Riguardo al tono “terrorista” di alcuni passaggi, credo SIA NECESSARIO tentare di prendere a sberle i telespettatori a questo proposito, data la quantità immane di ignoranza in materia, quindi PER QUESTA VOLTA niente da ridire.
Tutti i commentini da 2 righe di piagnisteo “ma come sono superficiali” e “report è scaduta” che si trovano in giro per il web, sono di stronzi (o maliziosi) che guardano il dito anziché alla luna (e che si sono appena scaccolati dopo aver cliccato “mi piace”). Io per primo riconosco che il servizio sia carente, ma cazzo, stiamo parlando delle nostre vite e di MIGLIER di dollari e della nostra libertà, mica di Pupo. Proprio perché si tratta di temi fondamentali ritengo importante che se ne parli accuratamente, ma dato che nella merdosa tivvù italiana nessuno ne parla, tanti complimenti a Report che, con risultati discutibili, c’ha provato.

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=tnbvXQAAGpI&fs=1&hl=en_US]

0 pensieri su “Report 2011-04-10 Il prodotto sei tu

  1. f.pier

    >Credo che il problema sia sempre da ascrivere al fatto che molte persone utilizzano i moderni strumenti informatici, in particolare i social network senza essere consci delle conseguenze dei propri atti. Sono un grande sostenitore sella legge sulla privacy perché da la possibilità a chiunque di essere tutelato nella diffusione e nell'archiviazione dei propri dati personali. Questo è un diritto inviolabile che deve essere garantito a tutti. Personalmente però ho deciso di non utilizzarlo per intero, cioè desidero che alcune informazioni su di me girino in internet, infatti sono iscritto a FB sul quale ho postato molte foto mie, oltre a vari video su YT e su server vari. Su FB inoltre ho scritto anche parecchie cose su di me che qualcuno potrebbe anche trovare rilevanti (dati sensibili tipo opinioni politiche, religiose etc.). So benissimo che questi dati possono essere preziosi per molte società che, nella migliore delle ipotesi mi manda pubblicità mirata; frequento i forum da anni e ormai, secondo me, nel mio caso specifico non ha molto senso nascondermi, ormai mi conoscono tutti. A me non dispiace particolarmente, tanto gli spot non li guardo neppure o comunque non mi sono mai fatto particolarmente influenzare da loro. Tuttavia mi rendo ben conto che la maggior parte dell'utenza non sa quello che sta facendo e l'ottimo Report mi ha riportato con i piedi per terra (ottima trasmissione, ma sempre molto, molto deprimente). Ce ne vorrebbero di trasmissioni per diffondere la conoscenza dei rischi e delle implicazioni di una diffusione dei propri dati personali in rete….

  2. storico

    >Concordo ai fatti esposti una parte del web ha replicato arroccandosi come a voler difendere il fortino assediato. Ma assediati da cosa, dalla verità? Pessimo atteggimento!Report parlando delle truffe informatiche, della spregiudicatezza nell'uso dei dati personali ha informato su uno dei lati oscuri del web. Nelle obiezioni dei guru del 2.0 ci si è per lo più limitati a fare delle accuse di allarmismo e terrorismo senza però entrare nel merito di quanto detto dalla Gabanelli. Il miglior modo per liberarsi dei rischi della rete è farli conoscere, non metterli sotto silenzio.Report, i rischi dei social network e le critiche pelose dei guru del web.