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Industrial Society and its Future

“Industrial Society and its Future” è il titolo del manifesto di Unabomber (al secolo, “Ted kaczynski”), condannato al carcere a vita in quanto colpevole di 3 omicidi e del ferimento grave di 23 persone.

Ho letto il manifesto (vi invito a fare altrettanto), e sono allibito. Alcune parti sono analisi lucide e micidiali di meccanismi reali. Certi pezzi di Fight Club sono quasi certamente presi da qui, così come alcuni pezzi di Matrix.
[Le traduzioni sono opera mia].
“Advertising and marketing techniques have been developed that make many people feel they need things that their grandparents never desired or even dreamed of.”
“Sono state sviluppate tecniche di pubblicità e marketing che fanno desiderare alla gente cose che i loro nonni non hanno mai desiderato o di cui non si sognavano” sembra troppo “le cose che possiedi, alla fine ti possiedono”. (Fight Club)

“Everyone needs to have goals whose attainment requires effort, and needs to succeed in attaining at least some of his goals.”
“Tutti hanno bisogno di obiettivi il cui raggiungimento richieda sforzo, e hanno bisogno di riuscire ad ottenere almeno alcuni dei propri obiettivi” sembra “senza scopo, noi non esisteremmo. È lo scopo che ci ha creati, che ci connette, che ci attrae, che ci guida, che ci muove; è lo scopo che ci definisce, che ci lega.” (Matrix Reloaded)

È anche stupefacente che per molti versi veda LO STESSO futuro definito da Ray Kurzweil, autore di “La Singolarità è vicina” (che sto leggendo), solo che dove Ray vede solo rose e fiori, Ted vede controllo ed oppressione; ed io inizio a dare un po’ di ragione ad entrambi… Non condivido nè l’ottimismo di Ray, perché non vedo soluzioni tecnologiche piovere dal cielo come predice, nè l’anti-tecnologismo di Ted, perché non vedo (o non soffro) le conseguenze INEVITABILI della perdita di libertà portate da ogni nuova tecnologia.

In generale, vi consiglio di leggere il manifesto perché è raro, almeno per me, leggere punti di vista di questo genere, articolati decentemente. Qui sotto alcune delle frasi che mi hanno colpito maggiormente.

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69. […] threats to the modern individual tend to be MAN-MADE. They are not the results of chance but are IMPOSED on him by other persons whose decisions he, as an individual, is unable to influence. Consequently he feels frustrated, humiliated and angry.
[Diversamente da quelle antiche, frutto del caso] le minacce all’individuo moderno tendono ad essere DOVUTE ALL’UOMO. Non sono il risultato del caso, ma sono IMPOSTE su di lui da altre persone le cui decisioni lui, in quanto indiviuo, è impossibilitato ad influenzare.
Conseguentemente si sente frustrato, umiliato ed arrabbiato.

Questo mi convince poco: se l’antico si ammalava di peste, non era solo frutto del caso, ma era anche “colpa” di chi non aveva (o non si era) isolato (dal)l’epidemia. Che differenza sostanziale ci sarebbe fra dare la colpa al caso o al sistema? si tratta sempre di entità astratte, intangibili, di fato ineluttabile: non vedo come il primo possa mettere l’animo in pace ed il secondo no.

133. No social arrangements, whether laws, institutions, customs or ethical codes, can provide permanent protection against technology. […]
Nessuna norma sociale, che siano leggi, istituzioni, usanze o codici etici può fornire protezione permantente dalla tecnologia.

La versione moderna del “Resistance is futile” dei Borg :D
Sono d’accordo: la tecnologia è inarrestabile. Punto. Più avanti Ted dice invece cosa fare per fermare il sistema, ma non credo sia possibile.

160. To those who think that all this sounds like science fiction, we point out that yesterday’s science fiction is today’s fact. The Industrial Revolution has radically altered man’s environment and way of life, and it is only to be expected that as technology is increasingly applied to the human body and mind, man himself will be altered as radically as his environment and way of life have been.
A quelli che pensano che tutto questo sia science fiction, ricordiamo che la finzione di ieri è la realtà di oggi. La Rivoluzione Industriale ha alterato radicalmente l’ambiente e lo stile di vita dell’uomo, e ci si può aspettare solo che più la tecnologia vinee applicata al corpo ed alla mente umani, più l’uomo stesso sarà alterato tanto radicalmente quanto l’ambiente e lo stile di vita lo sono stati.

Questo coincide esattamente con ciò di cui parla Ray, solo che lui adora questa prospettiva.

178. Whatever else may be the case, it is certain that technology is creating for human beings a new physical and social environment radically different from the spectrum of environments to which natural selection has adapted the human race physically and psychologically. If man is not adjusted to this new environment by being artificially re-engineered, then he will be adapted to it through a long and painful process of natural selection. The former is far more likely than the latter.
In qualsiasi caso, è certo che la tecnologia sta creando per gli esseri umani un nuovo ambiente fisico e sociale radicalmente diverso dallo spettro degli ambienti ai quali la selezione naturale ha adattato la razza umana fisicamente e psicologicamente. Se l’uomo non verrà modificato a questo nuovo ambiente tramite una re-ingegnerizzazione artificiale, allora si adatterà ad esso tramite un lungo e doloroso processo di selezione naturale. La prima è molto più probabile del secondo.

184. […] Industrial society has already done tremendous damage to nature and it will take a very long time for the scars to heal. […]
La società industriale ha già fatto danni tremendi alla natura e ci vorrà molto tempo affinché le cicatrici guariscano.

Questa mi puzza di cazzata: da un lato è vero che gli ultimi 200 anni hanno modificato il clima, dall’altro non esiste nessun equilibrio, nessun “ecosistema” che debba tornare nelle “giuste condizioni iniziali” se lasciato a sè stesso. Quelle sono cazzate Hippie di cui è stata dimostrata la falsità.

188. […] propaganda of the rabble-rousing type may be necessary when the system is nearing the point of collapse and there is a final struggle between rival ideologies to determine which will become dominant when the old world-view goes under.
[Per convincere tutti a ribellarsi], propaganda del tipo demagogico potrebbe esser necessaria quando il sistema si avvicinerà al punto di collasso e ci sarà una lotta finale fra ideologie rivali per determinare quale diventerà dominante quando la vecchia visione del mondo sarà schiacciata.

Questo contraddice quanto detto altrove, cioè che è possibile rivoluzionare un sistema, ma non predire come si evolverà. Mi sembra dura pretendere di cavalcare una rivoluzione per stabilirne l’esito.

197. […] The individual has only those technological powers with which the system chooses to provide him. His PERSONAL power over nature is slight.
L’individuo ha solo i poteri tecnologici che il sistema sceglie di fornirgli. Il suo potere PERSONALE sulla natura è poco.

Questo viene messo in contrapposizione al potere sulla natura di un selvaggio che sarebbe maggiore, perché il selvaggio sa come proteggersi e procurarsi il cibo senza aver bisogno di troppa gente. Aha. Il selvaggio ha anche il potere di ammalarsi e crepare; Ted questo lo sa benissimo e lo dice, ma lo accetta come prezzo.

203. […] Never forget that the human race with technology is just like an alcoholic with a barrel of wine.
Non si dimentichi mai che la razza umana con la tecnologia è proprio come un alcolizzato con un barile di vino.

Questo è un capolavoro; potrebbe essere il motto di hackmeeting. Esprime al meglio l’importanza di non dimenticare gli enormi pericoli che derivano dalle conquiste tecnologiche.

208. We distinguish between two kinds of technology, which we will call small-scale technology and organization-dependent technology. […]
Distinguiamo fra due tipi di tecnologia, che chiameremo tecnologia a piccola scala e tecnologia dipendente dall’organizzazione.

Sembra sensato: un fabbro (a piccola scala) è in grado di lavorare anche senza le strade o gli acquedotti (dipendenti dall’organizzazione). Aha. E l’acqua ed il metallo per lavorare glieli manda Zeus? È difficile tracciare una linea fra tecnologie usabili “in locale” indipendentemente da tutti e tecnologie dipendenti dall’organizzazione: TUTTO dipende dall’organizzazione.

209. […] Surviving technical books would be few and scattered. […]
I libri tecnici sopravvissuti [alla rivoluzione] sarebbero pochi e sparsi.

Suona poco credibile da uno che più sopra parlava di internet. Sono d’accordo che sia possibile distruggere internet, non che sia possibile lasciarlo rotto a lungo.

Note
33. The economic and technological structure of a society are far more important than its political structure in determining the way the average man lives.
La struttura economia e tecnologica di una società sono molto più importanti della struttura politica nel determinare il modo in cui vive l’uomo medio.

Questo mi sembra vero: in media, sia qui, che negli Stati Uniti che in Giappone, nonostante i meccanismi democratici siano diversi, abbiamo tecnologie e servizi simili.
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In definitiva, uno scrittore onesto, che in conclusione, prima di ribadire il proprio punto di vista, dice anche “[Dovendo semplificare molto,] alcune delle nostre affermazioni possono essere false. […] in discussioni di questo genere ci si deve basare molto su giudizi intuitivi, e ciò può talvolta essere sbagliato”.

Ah, a partire dallo scorso post ho tolto i commenti, che servivano più agli spammer che ai lettori. Se volete scrivetemi oppure ne parliamo dal vivo :)

Autolesionismo e autotutela

>Salve! (a chi poi? magari nessuno lo leggerà mai…) Ieri sera ho visto il mio primo ed unico consiglio comunale, ed è stato abbastanza interessante, anche se la noiosità di certa burocrazia sfiora la letalità. Al termine del grande evento, ho chiacchierato un po’ con mio cugino, che mi ha in parte esposto la sua teoria (che spero di non esporre erroneamente) secondo cui moltissime (forse tutte) le azioni degli uomini vengono fatte inconsciamente per autoledersi [il correttore grammaticale me la sottolinea, ma io la lascio] e più o meno consciamente perché si spera possano apportare una certa dose di piacere. Questo concetto così nudo è già difficilmente generalizzabile, se si pensa a chi scelga di donare una parte del proprio tempo al volontariato: c’è pochissimo spazio per l’autolesionismo…

Il motivo per cui io e mio cugino l’abbiam tirata lunga (la discussione) è però stata la questione dell’autotutela: uno Stato (come l’Italia) che proclami di voler tutelare il cittadino (quando questi non lo sappia fare da sé) deve impedire o scoraggiare i comportamenti autolesionisti. Eravamo entrambe abbastanza d’accordo che il comportamento “sigarette sì, cannabis no” fosse fondamentalmente schizofrenico perché si tratta di sostanze con ripercussioni sulla salute assolutamente comparabili: essendo i danni provocati dall’inspirazione delle ceneri e non dal principio attivo, a lungo termine le conseguenze provocate dalle due sostanze sono paragonabili. Mio cugino sosteneva che sarebbe corretto scoraggiare l’uso di sigarette (per tutelare i cittadini dall’autolesionismo) aumentandone di molto il prezzo tramite tasse. Questo meccanismo penso funzionerebbe, ma non è la soluzione che io ho in mente. Secondo me le due sostanze andrebbero equiparate, e vendute legalmente e tassate, più di quanto lo siano ora le sigarette. Penso che mantenere le due sostanze in reami legislativi diversi sia schizofrenico.
Mio cugino criticava questa mia scelta perché diceva che era contraddittoria: il mio concetto “cannabis legale, altri metodi di autolesionismo illegali” era da lui ritenuto schizofrenico. Effettivamente, io legalizzerei e tasserei molte droghe, per togliere un appoggio al crimine organizzato. Una mia idea (maturata solo oggi) parte dalla sua affermazione “anche io, giocando a rugby, un po’ sono autolesionista, ma il rugby non crea dipendenza e non porta alla morte, quindi non va vietato”. In questo modo lo Stato non tutela il cittadino dall’autolesionismo, perché gli permette di farsi male da solo. In questo modo (tassazione delle sigarette, cannabis illegale) lo stato tutela il cittadino dalla dipendenza da una sostanza psicotropa , ma non lo tutela dall’autolesionismo. Quindi il concetto “rubgy sì, altre forme di autolesionismo no” siccome non applica la stessa reazione davanti a tutti i tipi di autolesionismo è a mio avviso parzialmente contraddittorio.
In generale il sistema dedotto da mio cugino a partire dal principio di autotutela è abbastanza coerente, ad esclusione appunto di quest’ultima faccenda.

La teoria di mio cugino è relativamente sensata, ma secondo me estremista e sbilanciata. Uno dei motivi per applicare il principio dell’autotutela (e restringere la libertà individuale) è che generazioni cresciute sotto una più pressante autotutela hanno prodotto molto più di quelle che han vissuto il liberismo, che non han prodotto un fico. Il concetto che il lassismo sia autodistruttivo lo condivido: il sonno della ragione genera mostri. Credo però che un’applicazione così esasperata (“anche la coca cola e il caffè sono droghe e le tasserei molto” ha detto) dell’autotutela sia sbagliata e sfoci nella lesione delle libertà personali. La mia opinione di spostare l’indice delle sostanze legali aumentandole mi pare più equa dell’opinione di scoraggiare o impedire l’utilizzo di qualsiasi sostanza dannosa, perché penso che non siamo esseri che necessitino di venire infilati in uno stretto abito di norme in modo da poterci esclusivamente comportare bene, ma esseri che necessitino dell’occasione, della libertà di scegliere e di qualcuno che ci insegni a comportars bene, senza esagerare con la libertà.