>Ho pensato che fosse il caso di un altro post: la discussione a mezzo commenti nell’altro post continuerà sicuramente ad essere interessante e spero si aggiungeranno altri pareri, ma (come ho sentito dire da troppi pseudo cantanti) sentivo il bisogno interiore di fare questo post.
Inizialmente il mio allontanamento dal tubo catodico avvenne per cause di forza maggiore: dovevo giocare col PC. Gioca che ti rigioca (di studiare non se ne parlava, a meno di verifiche o interrogazioni programmate o Bettini) mi restava il tempo giusto di guardare i Simpson; o meglio, mangiavo in fretta e i Simpson erano la pausa durante il tragitto dalla tavola alla tastiera. Col tempo ho poi iniziato a formulare una mia personale teoria sugli effetti plagianti che la televisione ha su chi la guarda. Iniziai a pensare (m’era stato suggerito da alcune letture fatte in terza media) che la pubblicità era un mezzo particolarmente potente e subdolo per plasmare i miei desideri, e quindi un pericolo a tutti gli effetti. In seguito, più per slancio giovanile che per ragioni definibili, decisi che dichiaravo guerra al mezzo televisivo: io non volevo essere inconsciamente manovrato. A questo punto arriva la parte interessante, perché è il momento in cui ho collegato il concetto di “controllo mentale” della televisione al film “matrix” dove le macchine convincono gli uomini che stan vivendo, mentre in realtà stanno in una cella a scaldare un reattore. Qui si apre tutto un enorme universo, perché parafrasando il film, il concetto risultante è “il potere ti inculca delle frottole e tu sei talmente abituato a vivere immerso in quelle balle che ti sembrano assolutamente autentiche” che si può benissimo applicare al mondo in cui viviamo. Non si tratta di aria fritta, ma di un meccanismo vero che si realizza in molti modi, uno dei quali è il controllo dei desideri del telespettatore attuato via spot. Se tutto questo che dico (scrivo) fosse aria fritta, nessuno ci investirebbe i miliardi: e invece le aziende che possono e vogliono dominare il mercato investono cifre assurde in sponsorizzazioni, perché evidentemente funzionano.
Un altro amore (culturale) a prima vista (oltre a quello con matrix) è stato quello con Orwell, l’autore de “La fattoria degli animali” e “1984” perché il messaggio principale che egli vuole trasmettere (e lo trasmette in modo magistrale, con romanzi decisamente belli) è appunto “il potere ti controlla e ti manipola”. Per correttezza devo specificare che prima di Orwell è arrivato il film Fight Club che oltre alla faccenda del potere parla di moltissime altre che ritengo importanti: la superficialità e fallacia della cultura consumista (“non di solo pane vive l’uomo”) e al contempo l’importanza del materialismo (ma senza pane muore), l’importanza del dono di sé al fine di realizzare qualcosa nella vita e le potenzialità enormi che questo sacrificio può avere, se affiancato da quello degli altri. Tornando un po’ nel seminato (ultimo film DA citare “V per Vendetta”) l’incontro (schianto frontale) definitivo è stato con Pier Paolo Pasolini, un signore (che come molti gradiva partner giovani, ma come pochi li gradiva maschi) che ha sempre avuto il coraggio di parlare per sé stesso, un contestatore della società che lo circondava che non s’è assolutamente fatto inghiottire dallo tsunami sessantottino, ma ha avuto l’intelligenza di dire pure a loro, i giovani contestatori, cosa stessero sbagliando. Io adoro Pasolini perché oltre a pensarla come me relativamente alla televisione e molte altre questioni, era in grado di esprimersi con una dolcezza e una grazia affascinanti, che ne denotavano spudoratamente l’altissima formazione umanistico-letteraria; capacità di comunicare bene che a me manca completamente, essendo io in grado al massimo di muovermi sul binario del metodo scientifico e relativo linguaggio: la matematica (e a giudicare dalle vostre rotazioni testicolari sono veramente fuori strada).
Le persone stupide hanno definito “fascista” Montanelli quando nel pieno della giovinezza esprimeva soddisfazione per il regime, sorvolando sul fatto che la tessera gli venne revocata prima del ’38 perché era stato molto critico nei confronti del regime, sorvolando anche sul fatto che fu particolarmente critico nei confronti della “destra” di oggi: Bossi Fini e Berlusconi (il filmato del secondo post è molto chiaro). Queste stesse persone stupide hanno ovviamente catalogato Pasolini come “comunista” quando al contrario dei giornali di partito Pier Paolo si preoccupava di illustrare come la vittoria del “no” al referendum abrogativo sul divorzio (Pasolini era favorevole al divorzio) non era per niente una vittoria del partito comunista, ma una sconfitta dello stesso nei confronti del “dio consumo” che prevede che anche i rapporti umani siano una banale merce, mentre per un poeta come lui erano l’opposto.
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