Tempo fa, è stato chiuso megaupload (e megavideo e megaporn), un sito che permetteva a chiunque di caricare un file “su internet”. Questa faccenda non è banale, e vorrei annoiarvi con alcuni dei punti di vista da cui l’ho guardata.
p2p – era possibile fare peer2peer usando megaupload, e con costo minimo per gli utenti: caricando un file una volta, migliaia di persone lo potevano scaricare ad alta velocità; MA tutto il sistema aveva un singolo punto di fallimento, anzi consisteva proprio in un singolo ente centralizzato: è andato giù quello, è finito il p2p; sono più di 10 anni che napster è stato chiuso: chiunque si metta a fare p2p centralizzato oggi è idiota (sia che si scaricasse le serie tv, sia che distribuisse una distribuzione linux), punto.
usi legittimi – migliaia di persone sono rimaste senza il file xyz; se non ne hanno una copia, mi ride il buco del culo: se non sapete dove parcheggiare l’automobile la prestate al primo che passa dicendovi “dalla a me che te la controllo io”? (c’era pure scritto su megaupload di non fidarsi)
accuse – i gestori sono accusati di aver guadagnato milioni di dollari illegalmente, in quanto si sospetta che la maggior parte delle visite a megaupload (che portavano soldi ai gestori tramite la pubblicità) e degli abbonamenti a pagamento venissero fatti per scaricare materiale protetto da copyright; se così fosse, beh, i gestori possono pure fottersi: le associazioni di editori (quelle del post precedente) sono mafie legalizzate, ma un’altra associazione criminale non è la risposta.
nazionalità – il gestore principale (oltre ad essere uno sfigato che s’è cambiato il cognome in “punto com”) ha cittadinanza tedesca e finlandese, al momento dell’arresto (effettuato dalla polizia locale) era in nuova zelanda, megaupload ha sede ad hong kong (non so dove fossero i server), ed il mandato d’arresto l’ha inviato l’FBI = non fottete con le associazioni di editori statunitensi; inoltre, ogni volta che usate l’email di google/yahoo/microsoft, ogni volta che caricate un video su youtube (google), che leggete/scrivete su blogspot (google), che inviate messaggi su twitter, che caricate foto su picasa o su facebook, fermatevi a riflettere che state consegnando, pezzo dopo pezzo, la vostra vita a società private (che domani potrebbero non esistere) che operano in un paese straniero (non è facile né divertente subire un processo all’estero)
i dati – l’ultima notizia è che la società dalla quale megaupload affittava i server vorrebbe cancellare tutto e affitare a qualcun altro, dato che nessuno sta pagando le bollette di megaupload, e avrebbero anche ragione, cazzo; però si tratta anche di roba che potrebbe essere usata come prova nel processo, quindi bisogna salvarli, ma chi paga? l’FBI?
la legge – anche negli stati uniti riconosce l’innocenza dell’imputato fino a giudizio avvenuto; qui invece, un po’ come la guerra preventiva in iraq o i pagamenti ad equitalia, prima si fa pagare, poi (forse) si restituisce il maltolto; senza chiedere scusa, si capisce; non è esattamente lineare questo meccanismo…