(Perdonate il latinorum, la tentazione era troppo forte; chi di dovere mi perdonerà per aver rubato il titolo)
Federico Faggin, progettista dell’Intel 4004, primo microprocessore commerciale, parla di coscienza/consapevolezza come di una “proprietà che non è della fisica che conosciamo”. Ed ha una laurea con lode in fisica.
Comunque non mi convince: è _troppo_ faticoso, mentalmente incomprensibile, postularlo. E poi ad un certo punto difende la teoria dicendo “se riduciamo la coscienza ad una macchina, non abbiamo più libero arbitrio [cosa abbastanza vera] quindi la vita non ha senso”. Faccio meno fatica ad accettare una vita senza senso che una il cui senso vada postulato.
Joscha Bach, ricercatore di Intelligenza Artificiale all’M.I.T. propone di risolvere il problema smettendo di chiedersi “chi/cosa è cosciente” per passare a “come posso computazionalmente definire una coscienza?”
From computation to consciousness
Non l’ho ancora visto, ma questo approccio mi convince di più perché mi toglie dall’impiccio di avere fede.
Penso che gli altri animali abbiano livelli di coscienza quantitativamente inferiori a quella umana e qualitativamente diversi. Penso che un cane non pensi “io, cane” (io invece a volte sì…), ma che comunque il suo livello di coscienza e il grado di affetto che sembra dimostrare, siano sufficientemente elevati da meritargli rispetto. E lo stesso vale per molti altri animali. Questo mi fa capire le motivazioni “morali” di alcuni vegetariani e contemporaneamente non mi basta per diventare io vegetariano: mi sta bene rispettare gli altri animali e maltrattarli il meno possibile, ma “per fare una frittata, bisogna rompere qualche uovo” e i farmaci e le bistecche sono frittate fondamentali (entrambi da consumare con parsimonia).