Rimasi affascinato dalla figura di Spinoza fin dal momento in cui ne lessi la breve biografia nel libro di testo di filosofia. Il rifiuto dello stipendio e del prestigio di una posizione come docente universitario al fine di mantenere la propria totale libertà ed autonomia mi colpì molto. Le critiche ricevute dalla sua stessa comunità erano ulteriore testimonianza della tenacia con cui quell’uomo aveva portato avanti la propria indagine e le proprie idee. Ebbi l’impressione di un personaggio fuori dal comune, scevro da ipocrisie ed “allergico” a compromessi di comodo. Anni dopo, anche a causa di quest’idea che avevo di lui, lessi il “Trattato Teologico-Politico”. Non capii granché della seconda parte, e non ricordo quasi nulla in generale, ma traslocando ho trovato un paio di citazioni che per qualche motivo m’ero scritto. Le ripropongo qui perché possano ispirare a tutti la stessa brama di ricerca della verità, in barba alle convenzioni.
«Di quale presunzione non è capace la stoltezza del volgo, il quale non ha alcun sano concetto né di dio, né della natura, ma confonde i decreti divini con quelli umani e, infine, si fa della natura un’idea così limitata da credere che l’umanità ne costituisca la parte più importante.»
«[…] coloro che bramano oltre misura i beni incerti, implorano con voti e con gemiti da donnicciuola l’aiuto divino e chiamano cieca la ragione; mentre scambiano per divini responsi i deliri della loro immaginazione, i loro sogni e le loro puerili sciocchezze, convinti che dio […] abbia scritto i suoi decreti nei visceri degli animali […] e ne abbia ispirato la predicazione agli stolti, agli esaltati ed agli uccelli.»