Su Qualità e identità nel mondo globalizzato

Pubblico qui il mio commento all’elaborato “Qualità e identità nel mondo globalizzato” (su aldogiannuli.it) per non appesantire la sezione commenti.
Non ho fatto le pulci alle altre citazioni perché m’è finita la pazienza: l’abuso di quella sull’omologazione è già tanto.
I “processori” sono solo quelli elettronici, quindi magari “processatori” o “trasformatori”.
La scienza per definizione può sbagliare, ma mettere sullo stesso piano l’opinione degli scienziati riguardo agli OGM e l’opinione dei ciarlatani (o della Bayer, colosso dei pesticidi e dei fertilizzanti) è inaccettabile.
«l’alternativa di un cibo completamente “biologico” necessiterebbe uno sfruttamento maggiore dei terreni» è discutibilissimo. Per produrre le stesse quantità odierne in modalità bio servirebbero più terreni, ma attualmente produciamo già (in totale) abbastanza cibo per tutti. Forse basterebbe usare gli stessi terreni di oggi in modalità bio e produrre meno cibo in totale, e distribuirlo meglio.
“[…]l’Euro […] implicava la costruzione di un uomo europeo omogeneo”, ma quando mai?! in quale trattato/manifesto sta scritto? L’Europa è un continente molto variegato, abbastanza identitario, difficile da uniformare. Certo c’erano già nel 1950, e probabilmente ora sono aumentati, i punti in comune fra i suoi abitanti. Inoltre economicamente l’Europa subiva la forza dei giganti extra-europei, quindi ha perfettamente senso un tentativo di omologazione economica, finanziaria, fiscale del continente, perché già siamo simili e perché dobbiamo difenderci da avversari giganti. A proposito dell’osceno “responsabilizzarle [le nazioni] maggiormente attraverso la variabilità del cambio, lasciando a ognuna di esse il compito di far quadrare i propri conti”, forse Brazzale s’è dimenticato quanto difficile fosse per gli Italiani importare prima del ’98, prima dell’unione monetaria. Forse Brazzale ha dimenticato la scala mobile, i tassi di interesse a due cifre e il conseguente mezzo fallimento con “prelievo forzoso del 6‰ dai conti correnti delle banche italiane, nella notte di venerdì 10 luglio 1992, legittimato con decreto d’urgenza pubblicato alla mezzanotte tra il 10 e l’11 luglio“.