Stamattina, in treno ed in filobus, stavo pensando a qualche grande insegnamento, illuminazione sul mondo, che potesse derivare da π ovvero pi greco; per gli amici 3.1415…eccetera.
Il dato assolutamente non discutibile, è che si tratta di un numero trascendentale (infinite cifre decimali senza nessuna ripetizione) e del valore del rapporto fra la lunghezza ‘c’ di una circonferenza e del suo diametro ‘d’. Poiché appunto il rapporto fra queste grandezze ha un valore trascendentale, queste sono dette “incommensurabili”: è IMPOSSIBILE misurare le due lunghezze con la stessa unità di misura ‘u’: se ‘u’ è contenuta un numero finito di volte in ‘d’, es. ‘d’ misura 16 u, allora servirà un pezzo più piccolo di ‘u’ per misurare ‘c’; suppongo che anche 16*π u, la lunghezza della circonferenza, sia un numero trascendentale.
Siamo quindi davanti ad una quantità che NON possiamo “conoscere completamente”, non possiamo conoscere il valore ESATTO di π. Il fatto che il nostro cervello concepisca e manipoli cose che non può conoscere, significa che esso stesso non può essere conosciuto esattamente? è la dimostrazione che esiste qualcosa OLTRE la realtà e che ha a che fare con la nostra coscienza? “La domanda è mal posta”: prima uno sceglie cosa credere, poi interpreta la realtà in base a quel punto di vista. Chi sceglie di credere a qualcosa d’Altro crederà che il fatto che abbiamo certe idee trascendentali è dimostrazione/conseguenza dell’esistenza di qualcosa d’Altro, chi sceglie di credere che non esiste nient’Altro crederà che se un banale encefalo può avere idee trascendentali queste non hanno niente di straordinario.
Io mi accontento di comprendere le due diverse posizioni senza favorine una: credo siano entrambe limitate e limitanti, come ogni dogma.
Ma soprattutto, voi non avete una foto con il Fottuto Genio :P