Qualche settimana fa, in occasione della “Giornata mondiale del rifugiato”, ho partecipato ad una serata organizzata da alcuni studenti dell’unibs, nella quale è anche stato proiettato il documentario “Come il peso dell’acqua“. Parla delle persone che cercano rifugio in Europa, attraversando il mar Mediterraneo a bordo di imbarcazioni molto pericolose. Mi è piaciuto e ve ne consiglio la visione. Mi ha stimolato a scrivere qui alcune osservazioni.
- Le persone che rimangono in Italia dopo aver attraversato il mediterraneo sono una netta minoranza rispetto al numero complessivo di persone che vengono in Italia. Nel 2014 sono state accordate dall’Italia 47873 richieste di asilo, il 19,3% dei nuovi ingressi. Un’impennata rispetto al 2013 (19146, 7,5%) frutto chiaramente della guerra in Siria. (Cittadini non comunitari, istat).
- I problemi di Lampedusa sono “classici” problemi italiani: quando mai la burocrazia è stata famosa per funzionare bene? Considerando la geografia dell’isola e la difficoltà di arrivarci, mi sembra quasi un buon risultato che una qualsiasi richiesta di asilo sia stata gestita.
- Visto che non sono milioni, mi pare uno spreco di tempo ed energie discutere così tanto di cosa fare: non è un problema che cambierà le sorti dell’Italia.
- Temo di essere davanti all’ennesimo caso di bolla gonfiata dalla nefasta combo Tg+Tv+Fb.
- Gli stessi Tg+Tv+Fb che invece non parlano abbastanza dei quasi-lager eufemisticamente chiamati “Centri di Identificazione ed Espulsione”.
- È assurdo sprecare tempo ed energie per ostacolare il fiume [di persone che si spostano]. Pensiamo piuttosto a come sfruttarlo.