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These are not the OSMs you are looking for

This piece started as a critique of a piece about troubles in OpenStreetMap, but now I think I mainly agree with the author (Serge Wrloclawski).

  • “When the World Needs a Map, Give them a Database”. This is not true: even the author says OSM does provide a map, but they limit its usage. This makes perfect sense: providing a map can become VERY EXPENSIVE. Why should a not-for-profit entity bear the cost of providing a map for everyone? As the author says, this “free map, limited usage” choice means some users must pay a map provider. Why is this wrong? Why does the author demands a free lunch from a not-for-profit entity? Why does the author not start a freemap.org?
  • “Unclear Usage Policies”. This is not true. As the author says, “5% of free users” means that your usage might randomly exceed the threshold. If you exceed that threshold, you have MANY users. Get the money for the map provider from them.
  • “A Bad Geocoder”. Yes, Nominatim is below average. Pelias is wonderful. Why does the author wastes time complaining instead of just using a good geocoder? Why does the author not start goodfreegeocoder.org?
  • “New mapper problem”. I agree with the author.
  • “Without Moderation, Bots are Hard”. This is not true: just make a bot finding problems and suggesting edits to a human. When the human wants to review a suggested edit, the bot rechecks the same area to make sure the suggested edit still makes sense.
  • “Imports are Difficult”. I agree with the author.
  • “Vandalism is hard to manage”. I agree with the author.
  • “External Tools are Hard”. I agree with the author.
  • “Tools are Harder to Write”. Bad wording, it should have been “Editing is Harder Without Layers”; I agree with the author.
  • “Imports Are Difficult Without Layers”. I’m not sure I understand the point: I suppose it’s the same as “Editing is Harder Without Layers”.
  • “No Support For Observational, or Other Datasets”. This is good: as the author says, the data is already a mess, no need for more chaos. The author can start observationalmap.org.
  • “Lack of Permanent IDs”. This is almost unavoidable: the world is a mess, a map of the world will be more of a mess the more it is close to the world. Maybe this could be improved with layers and strict rules on how to map stuff, but the end result will not be much less messier. And it will be less flexible. And there will still be grey areas.
  • “No Standards in Data Representation”. Same as “Lack of Permanent IDs”.
  • “The APIs are Slow to Evolve”. I don’t know enough to comment on this.
  • “OSM has Hidden Gatekeepers”. This is absolutely standard: auhor just needs to start myopenstreetmap.org. I would gladly help :)
  • “The OpenStreetMap Foundation Culture”. I don’t know anything about this, but I’m afraid this is a real problem and it can’t be fixed.
  • “The World Had Changed”. I mainly agree with the author, more automation is needed, but as I already wrote, the world is still a mess and people will keep having differing opinions. A lot of human intervention will always be needed AND there cannot be a single unique correct map. The map is not the territory.

There is no way with the current OSM culture to add moderation, layers, rules and IDs. The project will stay small and keep on being very useful for many users. There is room in the world, and maybe the need, for a wikipedia-sized, layered, moderated free map, I’d gladly contribute to it, but OSM will not be that map.

Incipit montano

Escursionisticamente quest’anno è iniziato benissimo:

  1. 2018-01-13 [SI][417][a caso] Fondi-Monte Campioncino. Giornata fotonica, dopo aver recuperato un losco individuo ad Iseo proseguo coi consanguinei verso la solita Val Camonica. Diversamente dal solito però deviamo a Darfo, imboccando la cintematografica strada che porta, tramite Angolo Terme, in Val di Scalve. Paura pensando che quello percorso è il collegamento principale… Trattenendo le bestemmie, bloccati dietro a due tartarughe sulla stradina tutta curve, arriviamo a Schilpario, ma a noi non basta e proseguiamo finché ci obbligano a parcheggiare (e pure pagare!) Sicuri come solo chi si trova in mezzo a frotte di scialpinisti, ci incamminiamo dotati di semplici scarponi sulla neve gelata. Ogni tanto incrociamo la strada del passo del Vivione, riconoscibile dai cartelli che spuntano in punti improbabili. Più saliamo, più lo spettacolo aumenta, quasi tutta la seconda ora vediamo la nostra meta svettare imbiancata. C’è un puttanaio di gente per essere un posto difficilmente raggiungibile semidimenticato da dio. In vetta possiamo tranquillamente mangiare in maglietta grazie al sole splendente e alla pendenza criminale. Senza troppa fretta torniamo sui nostri passi, talvolta accelerando grazie al frisbee. Il rifugio “Cimon della Bagozza” ci rifocilla e riscalda, anche il cuore. A tipo 100m dall’automobile mi ricordo che all’andata quella era una lastra di ghiaccio: troppo tardi: finisco col culo per terra, fortunatamente senza conseguenze :)
    Menzione d’onore per Pieroweb, con un ottimo nome e un ottimo sito.
  2. 2018-01-21 [608]Santa Barbara-Monte Stivo. Altra giornatona memorabile: grazie ad un portentoso audiomessaggio raggiungiamo un parcheggio innevato deserto. Perfetto per inoltrarsi a piedi nel silenzio del bosco e liberarsi del peso in eccesso. Dopo 100m troviamo quello che evidentemente è il parcheggio di tutti gli altri escursionisti: la parcheggite colpisce ancora! Come due principianti al secondo tornante siamo obbligati a fermarci e togliere eccessivi strati di vestiti. Poco male, saliremo poi di gusto. Poco fuori dal bosco è l’ora della pausa spuntino: ne approfitto per testare un “energy gel” regalatomi alla corsa di beneficenza “no one out”. Fa quasi schifo, consistenza melmosa, unica nota non negativa il profumino di detersivo. È anche il momento di infilarsi le ciaspole che ancora odorano di Decathlon. La fresca è pochina, sarebbero bastati dei ramponcini (come ci tiene a sottolineare un coglione che sta scendendo di corsa: ma chi cazzo te l’ha chiesto?!), ma noi avevamo le ciaspole e quelle ci aiutano a raggiungere prima il magnifico rifugio, dove abbandoniamo gli zaini, e poi la vetta. Inaspettatamente non tira un filo di vento, si può stare tranquillamente ad ammirare un panorama mozzafiato: da un lato le alpi, dall’altro gli appennini, in mezzo il Lago di Garda. I brontolii dello stomaco ci tolgono dalla vetta e ci portano al calduccio nel rifugio, dove attendiamo un po’ che si liberi del posto ove sedersi e veniamo rapidamente serviti dai giovani gestori. Intanto orde di affamati si accumulano intorno alla stufa, al bancone, ovunque. Dopo la torta togliamo il disturbo e scendiamo, divertendoci col frisbee a mo’ di slittino. Alla fine salutiamo i cavalli e torniamo nella nostra noiosa pianura.
  3. 2018-01-28 [351] Alpenrose-Forcella Bregain. Questa veramente è iniziata il giorno precedente, con uno spettrale centro deserto di Riva del garda, un elegantissimo aperitivo al Rivabar e un po’ troppi tornanti salendo a Tenno e poi a San Lorenzo in Banale. Cenetta ottima e amaro, serviti e riveriti dalla Dona e da Wilma. Dopo un lungo sonno ristoratore sotto il piumone, colazione dei campioni e via nel bosco. In pochi minuti raggiungiamo la traccia, che seguiamo con soddisfazione, nel silenzio totale. Pausa alla radura-belvedere con annessa casina-riparo. Vediamo da lontano uno scoiattolo :) Il divertimento inizia quando non c’è più verso di individuare la traccia, le uniche indicazioni portano altrove (345) e ho la brillante idea di non attaccarmi al cellulare per sfruttare il GPS, ma di tagliare come un porco verso la cresta. Senza ciaspole. Per il sommo gaudio della mia compagna -_-‘ Finisce comunque bene, in cresta fa addirittura caldo, ci mangiamo la torta di riso e mars e godiamo del panorama super articolato, con valli, laghi, montagne… una vera goduria! La discesa a zigozago colle ciaspole è quasi più divertente della salita, sicuramente meno pericolosa. La merenda all’Alpenrose è arricchita dalla storia della vita delle gestrici, tipo 20 anni di malga, mica robetta… Probabilmente la gita migliore quest’anno :)

Television Delivers People

Si tratta di un cortometraggio del 1973, fatto da Richard Serra e Carlota Fay Schoolman. Ce ne sono varie versioni su youtube. È composto semplicemente da frasi scritte che scorrono verso l’alto su uno sfondo uniforme blu, accompagnate da una musichetta carina. Di una genialità inarrivabile è il contenuto delle frasi. Aluni punti erano validi 40 anni fa negli USA, ora un po’ meno, ma non sono ancora falsi. Soprattutto, nell’era dei “servizi gratuiti” (gugòl, gimeil, feisbuc, uozzap) il messaggio “il prodotto sei tu” è SUPER vero.

Una trascrizione è disponibile qui, mi permetto di tentare una traduzione, ma già il titolo non lo so rendere bene :(

  • Il Prodotto della Televisione. Televisione Commerciale. È l’audience.
  • La Televisione consegna persone ad un pubblicitario
  • Non esistono media di massa negli Stati Uniti eccetto per la televsione.
  • Media di massa significa che il mezzo può consegnare masse di persone
  • La televisione commerciale consegna 20 milioni di persone al minuto.
  • Nella trasmissione commerciale lo spettatore paga per il privilegio di essere venduto.
  • È il consumatore a essere consumato.
  • Tu sei il prodotto della t.v.
  • Tu sei consegnato al pubblicitario che è il cliente.
  • Egli ti consuma
  • Lo spettatore non è responsabile per la programmazione.
  • Tu sei il prodotto finale.
  • Tu sei il prodotto finale consegnato in massa al pubblicitario.
  • Tu sei il prodotto della t.v.
  • Tutto nella televisione è educativo nel senso che insegna qualcosa.
  • Ciò che la televisione insegna tramite lo spirito commerciale è il consumo materialista.
  • Il NUOVO STATO dei MEDIA è basato sul controllo dei media.
  • I media esercitano un’influenza su un intero spettro culturale senza sforzo o qualifica
  • Siamo persuasi giornalmente da un’oligarchia aziendale
  • Il controllo aziendale richiama la propaga materialista.
  • La dirigenza della televisione è votata alla sopravvivenza economica:
  • Propaganda per Profitto.
  • La televisione è lo strumento primo per la gestione delle richieste del consumatore
  • La televisione commerciale definisce il mondo in termini specifici.
  • La televisione commerciale definisce il mondo in modo da non minacciare lo status quo.
  • La televisione definisce il mondo per non minacciare te.
  • La propaganda morbida è considerata intrattenimento.
  • L’INTRATTENIMENTO POPOLARE È DI BASE PROPAGANDA PER LO STATUS QUO.
  • L’INTRATTENIMENTO POPOLARE È DI BASE PROPAGANDA PER LO STATUS QUO.
  • Il controllo sulle trasmissioni è un esercizio nel controllo della società.
  • Il settantacinque percento delle notizie è ricevuto da te tramite la televisione.
  • Ciò che succede nei notiziari è ciò che sai.
  • È la base su cui esprimi giudizi, su cui pensi.
  • Sei il prodotto controllato della programmazione dei notiziari.
  • La programmazione televisiva domina l’esposizione di idee e informazione.
  • C’è un conflitto inerente fra:
  • COMMERCIO,
  • INFORMAZIONE,
  • INTRATTENIMENTO.
  • C’è una pulsione nei media di massa a rinforzare lo status quo. A rinforzare la distribuzione di potere.
  • Il NUOVO STATO dei MEDIA dipende dalla televisione per la sua esistenza.
  • Il NUOVO STATO dei MEDIA dipende dalla propaganda per la sua esistenza.
  • Le aziende che possiedono le reti le controllano.
  • LE AZIENDE NON SONO RESPONSABILI.
  • LE AZIENDE NON SONO RESPONSABILI VERSO IL GOVERNO.
  • LE AZIENDE NON SONO RESPONSABILI VERSO I PROPRI DIPENDENTI.
  • LE AZIENDE NON SONO RESPONSABILI VERSO I PROPRI AZIONISTI.
  • Gli azionisti non si organizzano per mettere in pratica la propria volontà. Gli azionisti comprano azioni di aziende e non sanno nemmeno cosa facciano.
  • Le aziende mitigano l’informazione.
  • Ogni dollaro speso dall’industria televisiva in attrezzatura fisica necessaria per inviarti un messaggio corrisponde a quaranta dollari spesi da te per riceverlo.
  • Paghi i soldi per consentire a qualcun altro di fare le scelte.
  • Tu sei consumato.
  • Tu sei il prodotto della televisione.
  • La televisione consegna persone.

“Dialetto”

Quelli che in Italia vengono chiamati “dialetti” non sono dialetti, sono lingue. Meritano di essere salvate? è difficile argomentare riguardo alla dignità di una cultura, non m’è mai capitato. Sicuramente l’unica strada per salvarle è forzarne l’evoluzione in culture scritte: oralmente non sopravviveranno a lungo, o comunque non nella stessa forma. È sbagliato fare lezione in una lingua diversa dall’italiano? se la lingua non è espressione di una cultura scritta direi sì, è troppo limitata/limitante. Quindi nulla da dire sulla scuola fatta in tedesco nella Provincia Autonoma di Bolzano. Ben vengano le ora di insegnamento di Friulano o altro, ma finché non c’è una cultura scritta non credo si possa usare una lingua per fare scuola. Forse sarebbe possibile stimolare la produzione culturale con l’istituzione di premi per opere scritte in lingua. Forse era (è?) talmente necessario spingere il meme dell’Unità da non poter considerare ufficialmente soluzioni bilingui, con l’italiano prima lingua ufficiale, delle istituzioni nazionali e dell’amministrazione centrale e delle regioni, e le altre lingue a fianco, per la vita quotidiana.
È strano trovarmi da “europeista”, sulla soglia dei trent’anni, solo ora a riflettere su ciò, su una questione che potrebbe avere molte conseguenze nella vita di tutti i giorni. Verrebbe da dire “ce l’ho sempre avuta sotto il naso” e non l’ho mai notata…

Stupro

Ai tempi di “Processo per stupro” (ogni occasione è buona per spammarlo, nella speranza che più persone lo vedano), veniva atrocemente colpevolizzata la vittima della violenza. Tecnicamente comunque l’imputato è innocente fino a sentenza, quindi effettivamente l’onere della prova spetta all’accusa: potrebbero mancare elementi probanti. Come si agisce nel caso di una truffa? come dimostro di essere stato raggirato?
Senza prove, gli unici “dati” sono le testimonianze e magari la considerazione dell’ambiente sociale in cui un reato sarebbe stato commesso. Difficile giudicare in queste condizioni.