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Addendum montagna

Sorpassando le migliori aspettative che potessi avere quando scrissi il pezzo precedente, ci scapparono pure una bel giretto in Guglielmo, parcheggiando al colle di San Zeno, “3V” fino a Gale, poi svolta a destra sul [326] fino al Medelet, quindi il solito [201]/[207] fino al Redentore. Pausa, quindi col [325] giù al rifugio Val Trompia, per un ottimo pranzo. Post-pranzo più faticoso del previsto, col [327] che scende ulteriormente, per poi risalire al punto di partenza originale.

Infine, gitarella escursionisticamente fasulla sul “monte” Brione, fra Riva del Garda e quell’altro posto. Ci salvò l’ottimo pranzo presso Osteriva, anche se il nevischio nell’uscire ci rubò la visita al centro di Riva, fortunatamente recuperata a capodanno. E così ho fatto il 30% :)
Ripensandoci, colla pallammano probabilmente superavo il 40%…

La fine del diritto di copia (“copyright”)

Per critiche, osservazioni, commenti, suggerimenti scrivetemi.

Qui si potrebbe scrivere un’enciclopedia. Si dovrebbe: è una questione con 5 secoli di storia, anche se la rivoluzione è tutta negli ultimi decenni. Ci sono in ballo montagne di soldi, ma soprattutto il futuro della scienza e della conoscenza. Quest’introduzione m’ha già annoiato, quindi vado al sodo e poi espando.
Il “copyright” oggi è giuridicamente osceno e tecnologicamente superato, inutile. Andrebbe abolito e/o comunque completamente rivoluzionato. In italiano si usa “copyright”, che letteralmente significherebbe solo “diritto di copia”, come sinonimo di “diritti d’autore”, ma i diritti d’autore sono tanti. Anche nel mondo anglofono si fa così, ma io qui parlo strettamente di “diritto di copia”, il diritto a riprodurre un’opera dell’intelletto. E solo di opere perfettamente riproducibili in modo automatico, come libri elettronici (“ebook”), immagini/audio/video digitali, software, programmi per computer, “app” etc.
Il copyright è nato con la stampa, garantiva agli stampatori/editori un monopolio TEMPORANEO sul diritto a riprodurre un’opera, affinché per essi avesse economicamente senso stipulare un contratto IN ESCLUSIVA con l’autore, altrimenti (ciò che accadde inizialmente) prodotte le prime copie, uno stampatore/editore concorrente avrebbe iniziato a copiare l’opera, senza il peso di dover retribuire l’autore.
Lo ripeto perché è importante: il copyright è stato inventato per gli stampatori/editori. Certo, ha anche stimolato la produzione, rendendo la composizione di opere redditizia per gli autori, ma gli uomini hanno sempre prodotto arte, indipendentemente dall’esistenza del copyright e dalla redditività, a partire dalle antichissime pitture rupestri.
Il copyright ora (in generale) scade 70+ anni dopo la morte dell’autore. Questa situazione è oscena: il principio originale secondo cui era utile per la società privarsi temporaneamente della possibilità di riprodurre un’opera, affinché un “riproduttore professionale” fosse economicamente sostenibile, è stato completamente sconvolto. Ora invece che gli originali 30 anni dalla pubblicazione dell’opera, più che sufficienti per consentire ad autore e riproduttore di sfruttare economicamente l’opera, il copyright scade dopo almeno 3 generazioni se non 5 dalla pubblicazione. Questo serve solamente a garantire un enorme flusso di soldi ai mega-riproduttori. Particolarmente fastidiosa per me è l’evoluzione tramite cui siamo giunti all’attuale situazione, con l’arcipotente Disney che già 2 volte, quando stava per scadere il copyright sul primo film con Topolino, ha ottenuto dai legislatori l’estensione dei termini. Comunque l’attuale legislazione sta al principio originale come l’ISIS sta all’islam. Questa giuridica però non è secondo me la questione più importante.
La questione veramente affascinante è quella tecnologica: il copyright è stato inventato e aveva senso quando riprodurre un’opera significava spendere soldi per realizzare un prodotto, un oggetto. Questo è stato vero fino all’avvento dei registratori di audiocassette e videocassette economici e delle fotocopiatrici. Da allora, riprodurre un’opera è molto facile e poco costoso, quindi è assurdo concedere il monopolio della copia a qualcuno. Sarebbe come concedere il monopolio per l’estrazione dell’acqua dal mare, o il monopolio sulla respirazione dell’aria. È assurdo e impraticabile. Per non parlare poi degli odierni stratosferici livelli di acrobazie logiche, pari solo agli slogan “La guerra è pace”, “L’ignoranza è conoscenza” e simili di 1984, per tentare di giustificare il copyright nell’era dei computer tascabili (“Pokécom”, da pocket computer) costantemente connessi ad internet, come la necessità di introdurre artificialmente un attrito nella distribuzione delle opere affinché non si svalutino. Ora è possibile, con costo trascurabile, avere qualsiasi libro, audio, video, ma siamo talmente assuefatti al copyright da non riconoscere che è anacronistico, quanto certe leggi statunitensi che obbligano gli alberghi ad avere sputacchiere nei corridoi. Infatti i mega-riproduttori stanno cambiando modello, passando dal “guadagnare vendendo copie di un’opera” al “guadagnare vendendo il diritto ad accedere ai contenuti”, cioè i contratti con Spotify, YouTube e l’iTunes store, o “guadagnare vendendo esperienze” colle esibizioni dal vivo. Alcuni amici mi hanno detto che “andare al cinema” diventerà come oggi è “andare a teatro”, ma non sono d’accordo: non c’è alternativa al teatro per godere di una rappresentazione teatrale, ma quali sarebbero gli aspetti di una visita al cinema non riproducibili altrove? forse la vicinanza con estranei e le loro maledette chiacchiere ad alta voce…
La tecnologia ha spazzato via i presupposti per il copyright, ma le leggi non solo restano in vigore, addirittura restano nella forma oscena nella quale sono state plasmate dalla Disney. Vi invito ad abbracciare con slancio il mondo post-copyright E A PRETENDERE LEGGI SENSATE in questa nuova situazione, anziché lo scempio formalmente in vigore.
Il futuro di scienza e conoscenza è legato a questa faccenda perché il sistema di pubblicazione e diffusione degli articoli scientifici è assurdo, con la stragrande maggioranza di testate in mano pochissimi mega-riproduttori (Elsevier in primis). Le università firmano contratti milionari per l’accesso annuale alle riviste e accordi di non divulgazione per cui non possono rivelare i termini dei contratti. L’ipocrisia è totale, considerando la gratuità con cui la maggior parte dei revisori controlla gli articoli proposti alle pubblicazioni…
Non mi sovviene ora una conclusione, ma il pezzo è già lungo, quindi stop.

Pulizie di inizio anno

Buon 2018! tutto questo entusiasmo perché considerate le sciagure famigliari del 2017, non può che andare meglio: non oso immaginare quanto brutto potrebbe essere un anno peggiore del 2017.
A nessuno importa, ma ho levato dalla colonna di destra i feed di “sober security”, che non mi interessa granché e non ho motivo di promuovere, e “ciclofrenia”, perché ha difeso il diritto ad arrabbiarsi per l’esclusione della rappresentativa dell’Italia dai mondiali di calcio, in quanto il calcio è una passione e la passione è “un pilastro dell’esistenza umana”. Sarà anche un pilastro, ma ciò che sorregge rimane troppo aleatorio per meritare una difesa siffatta. Non si cambia il mondo, non si fanno le rivoluzioni, grazie alla passione per il calcio. Quindi, se su feisbuc hanno risalto i neosnob/troll che pretestuosamente minimizzano l’accaduto… tanto meglio. Ovviamente il fatto che la responsabilità dell’accaduto sia della Svezia non ha per me nessuna influenza -_-‘
Ho aggiunto fra i feed “Andrea & Gaia”, con colpevole ritardo da quando ne ho avuto comunicazione, anche perché spero di mantenere i contatti con l’autore.
Quello appena conclusosi, è stato forse “l’anno di Riot”. Grazie infatti a riot.im ho ripreso a chattare quotidianamente con i miei amici. Ora manca “solo” un’alternativa a Feisbuc, chiaramente da realizzare tramite i feed RSS/Atom ed un’apposita app per Pokécom (ritengo importante evidenziare che si tratta di computer tascabili, “pocket computer”, più che di telefoni intelligenti), e sarà possibile avere tutta la “socialità” necessaria, senza troppo software proprietario e logiche da “you are the product” (l’indispensabile “Television delivers people”) di mezzo.

Resoconto montagna

Ridendo e scherzando, quest’anno non ho scritto una mazza. Erano settimane se non mesi che pensavo di mettermi qui e fare almeno un resoconto delle escursioni in montagna, soprattutto considerando che ho iniziato l’anno presso il lago della Vacca.

  1. 2017-01-08 [1][2] Sant’Eufemia-Maddalena. Freddino in quest’escursione “fuori stagione”, ma colla compagnia migliore. La Padania sembrava pure meno brutta dall’alto.
  2. 2017-01-22 Passeggiata con tappe gastronomiche [mannaggia alla madonna e a noscript che mi fa penare per aprire osm per cercare dove fossimo] ai “piani dell’avaro” (LOL, nome perfetto per dei barboni) sopra Cusio in provincia di Bergamo. Poche (per non ammettere nulle) le scalate, aria pulita e sole che scaldava, stavamo divinamente in mezzo alla scarsa neve. Ringraziate che non c’ho voglia di caricare la foto della Duna targata “BG qualocosa”.
  3. 2017-04-01 [229][205] Zone-Corna Trentapassi. Inizio morbido, con mi pare poco più di un’ora di salita, poco dislivello, ottima visuale.
  4. 2017-04-08 [263] Vello-Corna Trentapassi. La visuale mi era piaciuta, quindi con una compagnia completamente diversa ritorno sulla vetta del sabato precedente e ci spariamo il primo dislivello degno di tale nome, ad un ritmo forsennato dietro ad un Gabri in preparazione per l’Himalaya. Bellissimo, eccetto per l’impatto fisico.
  5. 2017-04-16~17 [23][5][27] Sant’Urbano-Pizzocolo. Con il prode Giorgio, un’escursione degna del miglior Brokeback Mountain, in tenda nella notte fra Pasqua e Pasquetta, coi vestiti sbagliati (freddo porco) e una cena incredibile: patate e cipolle cucinate il venerdì e un uovo di pasqua bianco. Mancu li cani. Sempre emozionante il tratto in automobile fino a Sant’Urbano. Il mattino dopo aver perso la sensibilità a tutti gli arti nel chiudere la tenda, ci siamo un po’ ristabiliti nel bivacco, pieno di giovani venuti a vedere l’alba. Fortunatamente a pranzo e nel pomeriggio il sole della pianura padana ci ha ristabiliti completamente.
  6. 2017-04-22 [201] Passabocche-Monte Guglielmo. Magnifica escursione che conclude il poker di aprile. Dopo l’ultima esperienza “siberiana” non mancavano né i vestiti né il cibo. E l’ottima compagnia è stata addirittura allietata dalle epiche gesta del “Gianlu” che raccontava ad un amico la sua vita, dalla gioventù come windsurfer de noartri, fino alla storia complicata della ex-moglie che non gli faceva vedere il figlio/a.
  7. 2017-06-03 [160] Loveno-Rifugio Torsoleto. Seconda meta inedita (dopo la Corna Trentapassi) in una giornata memorabile per la pace che m’ha dato il bosco praticamente deserto. L’arrivo al rifugio sotto la pioggerella gelida con la rifugista che ci offre il tè caldo è stato il top, seguito da un caldo pasto innaffiato da radler. Consigliatissimo!
  8. 2017-06-18 [15][1] Malga Lincino-Baita Adamé. Escursione “zoppa”, dopo solo 1h di salita e qualcosa meno in piano ci siamo spiaggiati. Io ero stanco già alla partenza. Da fare anche solo per la strada improponibile che sale a Malga Lincino, dove la Citigo ha dato il meglio :D Anche il cagnetto che è andato dritto a farsi azzannare da quello grande è stato un bel momento. Devo ritornarci e proseguire…
  9. 2017-07-02 [26][27][17] Gaver-Passo Blumone-Lago della Vacca (rif. Tita Secchi). Logistica complicata: dopo un’infruttuosa attesa, ma piacevolissima, colazione in attesa dell’altra macchina, partiamo senza i nostri compagni, e puntualmente li becchiamo all’attacco del sentiero. Salita lunga e buon dislivello, ma sempre piacevole. Freddo maledetto al lago, ma il rifugio ci ha protetti e coccolati. Discesa breve dal 17. Per la prima volta ho guidato a Bagolino: quanti ricordi!
  10. 2017-08-05 [213][215][215B] Pian della Sega-Rifugio Caré Alto-Passo Altar. Finalmente, dopo anni che l’ho individuato, sono riuscito ad andarci! e colla specialissima compagnia di un “autoctono” della Val di Sole!!! poi ovviamente lo zampino del marchigiano ci ha fatto scendere (dopo 1200 di dislivello) dal più lungo 215, a metà del quale sono andato in paranoia perché non ero sicuro fossimo sulla traccia. E invece abbiamo trovato al passo i resti di una teleferica, verosimilmente della prima guerra mondiale, ed è iniziato il mio trip assurdo (durato settimane) sul fatto che 100 anni fa il confine italiano coincideva in parte colla provincia di Brescia.
  11. 2017-08-14 [13][1][23] Ponte del Guat-Rifugio Baitone-Rifugio Gnutti. Anello carino e abbastanza facile, pranzo ricco al Baitone e forti le scale del Miller in discesa dallo Gnutti.
  12. 2017-08-20~21 [11][1][??] Malga Caldea-Punta Venerocolo-Lago Pantano. Pazza idea di partecipare ad un’escursione sotto le stelle per vedere l’alba in vetta a 3300. È stato indimenticabile, vedere il ghiacciaio è qualcosa di assoluto. Nello scendere ho avuto più freddo che a Pasqua :| Record personale di altitudine \o/
  13. 2017-09-09 [1][2] Sant’Eufemia-Maddalena. Secondo bis dell’anno, stavolta non finimmo in tratti super-esposti, probabilmente controllai meglio i segnavia. Merendina con vista lago e discesa semplicissima.
  14. 2017-09-30 [654] Prada-Cima Telegrafo. E anche il Baldo è stato conquistato! Cielo coperto per quasi tutta l’escursione, ma premio finale: siamo sbucati sopra le nuvole ed eravamo praticamente al calduccio in una distesa bianca accecante, rotta solo dall’Adamello e dal massiccio del Brenta che sbucavano, veramente surreale.

Uau, se non sbaglio 14 escursioni! Probabilmente sono più queste gite dei 3 anni precedenti insieme. Avrei ancora 7 fine settimana, meteo permettendo, ma ora ci sono relativametne poche ore di luce. Comunque ho già superato il 25%.
Come sempre, viva Osmand e viva Waymarked Trails!