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Sulla privatezza

TEOREMA: La privatezza è necessaria se vogliamo un mondo libero.
DIMOSTRAZIONE: L’ultima volta che qualcuno m’ha obiettato “Non ho nulla da nascondere”, ho risposto “Allora dammi la password della tua casella e-mail”; non me l’ha data. Q.E.D.
Se chi dice “la privatezza serve solo per proteggere il conto corrente e/o i propri dati/file/foto” poi non mi da la password dell’e-mail, mi pare dimostrato che tutti vogliono privatezza, ma moltissimi lo negano, subendo la propaganda dei fornitori di servizi che lucrano sulla mancanza di privatezza.

La suddetta dimostrazione non mi basta: voglio provare a formalizzare i(l) princìpi(o) per cui sia necessaria la privatezza, indipendentemente dalla necessità di proteggere conti correnti e similari.

Quanto segue è abbozzato perché non ho tempo. «Chi ha il tempo? Chi ha il tempo?! Ma quando mai lo avremo, il tempo, se non ce lo prendiamo mai, il tempo?
Senza privatezza saremmo persone diverse, quasi impossibilitati ad essere individui. Se fossimo certi che tutto ciò che diciamo e facciamo sia di dominio pubblico, informazione disponibile a chiunque, saremmo fortemente spinti a fare solo ciò che tutti approvano. Ci vedo un parallelo col discorso di Pier Paolo Pasolini, nell’intervento in tv con Enzo Biagi ed altri letterati, in cui disse «La notorietà è l’altra faccia della persecuzione». Anche se parlava dello sbilanciamento enorme tra emettitore e riceventi per i mezzi di comunicazione di massa (radio, tv, giornali), la questione ha un impatto molto grande anche sulla libertà personale dell’emettitore.
Senza privatezza vivremmo alcuni aspetti del mondo di 1984, dove il governo intuiva financo ciò che i membri del partito pensassero, grazie alla mole di informazioni che aveva su ciascuno. I membri del partito non sono più individui; come gli antagonisti del film «Dark City» formano una massa di elementi con un’unica coscienza comune.
Riprendendo il magnifico discorso di Roberto Poole, creatore di 4chan, con l’anonimato è possibile affrontare aspetti di sè altrimenti molto ostici da indagare. Senza privatezza non avremmo possibilità di anonimato. A me è già capitato di parlare a perfetti sconosciuti di questioni personali che normalmente non affronto proprio perché avevo la ragionevole certezza che quegli sconosciuti non li avrei mai più rivisti e non avrebbero interagito con miei conoscenti.

Se non vi ho convinto, vi prego di dirmi la vostra così che possa migliorare questo pezzo :)

Come funziona un gruppo

[Ho ritrovato ‘sti appunti del 2 gennaio, e come allora penso siano interessanti.]
Chissà come finii per leggere l’intervento di Shirky “A Group Is Its Own Worst Enemy”, un interessantissimo pezzo che spiega perché i gruppi umani, online e offline, siano i peggiori nemici di sé stessi. Leggetevelo. Parla di cosa sia un gruppo e di cosa sia un membro, di come siano aspetti fondamentali dell’essere umano. Parla di come il “social software” renda più visibili meccanismi che esistono da secoli nei gruppi. Della difficoltà di mantenere una discussione in tema, di mantenere una comunità fedele al proprio manifesto. Mi limito a sintetizzare i tre sistemi che un certo W.R. Bion (nel libro del 1961 “Experiences in Groups”) ha notato venire usati per deragliare la discussione.

  1. Discorsi a sfondo sessuale, anche molto velati. Avances, corteggiamenti.
  2. Identificazione e vilipendio del nemico esterno.
  3. Venerazione religiosa.

Mi preme fare questo discorso oggi, al tempo dei litigi e delle falsità su feisbuc, dopo una campagna per il presidente U.S.A. che ha alzato quasi oltre le capacità degli altri politici l’asticella delle cazzate che si possono e devono sparare per vincere. Il grande fratello nel senso di “onniscente, propagandista” è qui. Nelle sfumature leggermente diverso dalle mode anni ’40 che influenzarono Orwell, ma nella sostanza pienamente corrispondente al romanzo. È doloroso notare che la prassi nel mondo della informazione propaganda è (di nuovo) quella di usare i tre sistemi suddetti per plagiare la maggioranza (o comunque una frazione consistente, sicuramente una massa critica).

Di tenore molto diverso è invece “Building Communities With Software” che spiega le scelte fatte in fase di realizzazione del forum di joelonsoftware.com affinché rimanesse il più possibile civile e utile. Illustra come alcuni meccanismi dei software di USENET, IRC e altri sistemi di comunicazione abbiano portato a problemi di gestione delle comunità che li usa(va)no. E delle scelte fatte per evitare gli stessi problemi su joelonsoftware.com.

Buona lettura :)

Buon anno!

La vacca (del lago) fa sempre la sua porca figura

La vacca

La vacca in tutto il suo splendore


Un sentito ringraziamento a tutto il personale del rifugio Tita Secchi per il gustoso e divertente cenone. Sono rimasto colpito dal servizio offerto a più di 2300 metri d’altitudine, dove non arriva nessuna strada :)

La padania invece non è esattamente bella, ma da questa prospettiva è comunque bello guardarla.
[Foto in arrivo presto prestissimo]

Varie ed eventuali

Divertirsi con poco
Mi sono trovato a ridere da solo, rileggendo la mia vecchia lamentazione¹ pre-InterRail. Bei tempi: scrivevo cose che oggi trovo simpatiche; ma soprattutto scrivevo…

¹ In origine lamentazioni.org, traduzione direi azzeccata di “rant”.

How to easily learn a foreing language
Just kidding: there is no easy way. Natural (and programming ????)languages can be learned in one way only: by using them. Something helpful in getting to the point of being able to actually talk using a foreing language is listening to it. Even kindergarten babies know it’s true, as you can easily see from them doing exactly this: they listen to people talking and after a while they start doing the same. As the saying goes, that’s not really rocket science. If you know english I have some pointers ([hyper]links are one type of pointer) you might find useful for the purpose of listening to someone talking in a foreing language.

  1. Foreing Service Institute Courses – They are in the Public Domain: this means they are NOT coverd by copyright. Bottom line: you can freely download, copy, print, and redistribute them. They are hosted in many places, like The Yojik Website (which has a lot of other resources). Some of the FSI courses are a bit old, e.g. the swedish one I used, but I found it useful and pleasant.
  2. <insertlanguage>pod101.com – There is a whole “constellation” of websites giving you one week of free access to a boatload of material (mp3, pdf, whatever). They are all managed by innovativelanguage.com. Again, I’ve only used the swedish one, and in a very “hit and run” fashion: I downloaded all of the mp3s for one season and I listen to them while commuting to/from work.
  3. Deutsche Welle (german only) – At dw.com/en/learn-german you can find a lot of stuff for learning german. Let me tell you, there is so much more stuff on the interwebz for learning a language with almost 100M native speakers compared to one with less than 10M… I find it funny how the recent “Radio D” podcast and the ’90 recordings of “Deutsche Warum Nicht” are more or less from the same guy :D
  4. SPECIAL Archive.org – The Internet Archive is such a beautiful project thet I want to cry from the happiness each time I think about it. It’s both a repository of free stuff (songs, recordings, audiobooks, videos, software, EVERYTHING) and a web time machine: you could use it to see an old version of a website. Sometimes it’s the only trace of something from the past, like with this old forum (in italian) where I probably wrote my first forum message. More to the point, you can find a lot of stuff in any language on archive.org and the FSI courses are hosted also there.
  5. Project Gutenberg (text only) – gutenberg.org in my personal cry-inducing websites list comes rightly after archive.org. It’s a huge repository of ebooks. Most of them are in english, but there’s also a lot of books in other languages. A similar project, but made in Italy, is liberliber.it; check it out!

Bene, ora che finalmente mi sono tolto dalla coscienza il peso di non aver mai spammato alcuni dei siti più importanti dell’internet (archive.org e gutenberg.org) torno nel buco dal quale sono uscito.

Dissonanza cognitiva [reloaded]

Questa volta è tutta dentro di me. Da un lato, dato che solo con informazioni corrette è possibile prendere decisioni ragionevoli, l’onestà è necessaria per far funzionare bene o meglio il mondo. Come magistralmente e poeticamente dice Valerie «Noi svendiamo la nostra onestà molto facilmente, ma in realtà è l’unica cosa che abbiamo, è il nostro ultimo piccolo spazio. All’interno di quel centimetro siamo liberi.» «un centimetro… è piccolo, ed è fragile, ma è l’unica cosa al mondo che valga la pena di avere.»
Dall’altro lato, diffondere informazioni su di sè, anche semplicemente condividerle con gli amici, significa prendersi dei rischi. Fidarsi di un altro significa anche rischiare di essere traditi.
Sono avverso al rischio e generalmente diffidente, ma inizio a convincermi di essermi sbilanciato troppo verso la paranoia.