La fine del cibo

Lo stimolo per questa riflessione è stato l’arrivo sul mercato di Soylent, un cibo in polvere da mischiare con acqua e bere, venduto come “sostituzione pasto perché talvolta l’unico obiettivo è nutrirsi decentemente e farlo nel modo più rapido possibile”.
Mangiare è una faccenda dalle mille* sfaccettature. Non voglio parlare delle altre 999, ma solo dell’aspetto “introdurre sostanze per fornire energia e nutrienti”. Mi riferisco in modo estremamente specifico ai meccanismi per cui varie sostanze vengono digerite, assimilate, trasportate in giro per il corpo.
La tecnologia ci da Soylent, basta deglutire, digerire, assimilare e siamo a posto. Arriveremo in futuro a un prodotto iniettabile in vena? Quale sarebbe l’impatto sul corpo di un giovane ventenne dello smettere di mangiare in modo tradizionale e passare in via esclusiva al nutrimento endovena? Quanto sarebbe tecnicamente (ed economicamente) possibile creare un nutrimento “completo” che consideri “tutti” i micronutrienti attualmente conosciuti? I sistemi digerente e assimilatorio (ed escretore) si atrofizzerebbero? Ci sarebbero ricadute sul suo benessere?
Deviando per un attimo sulle 999 sfaccettature, (e semplificando abominevolmente le questioni) la sua vita sociale migliorerebbe grazie al maggior tempo disponibile? oppure peggiorerebbe per la perdita di momenti aggregativi?

Giusto perché (in ossequio al progetto che gentilmente mi ospita) +kaos, anziché provare a concludere ragionamenti, butto benzina sul fuoco con:

  • “Book Review: The Secret Of Our Success”: confrontati cogli altri primati, gli esseri umani hanno bocche piccole rispetto al peso totale, le possono aprire meno e possono contenere meno cibo. Abbiamo muscoli mandibolari piccoli, stomaci con un terzo della superficie attesa, colon che pesano il 60% rispetto ad un primate della nostra taglia. Tutto perché parte della digestione avviene FUORI tramite la preparazione (ammollo, triturazione, pestaggio, taglio) e la cottura dei cibi.
  • “Responses: A Brief Rant on the Future of Interaction Design”: le nuove interfacce uomo-macchina devono essere più simili alle interfacce umane (mani, occhi, orecchie, bocca), “Stiamo seduti alla scrivania mentre lavoriamo, sul divano mentre giochiamo, e addirittura stiamo seduti mentre ci trasportiamo dall’uno all’altro. Abbiamo dovuto inventare il concetto di esercizio fisico artificiale affinché i nostri corpi non si atrofizzino.”
  • “The Machine Stops”: racconto ambientato nel futuro, l’umanità ha inquinato la superficie della terra e vive in stanzette sottoterra. Ciascuno ha una stanzetta personale e vive solo, passa le giornate facendo ricerca scientifica e collaborando con gli altri tramite teleconferenza. L’aria, l’acqua e il cibo sono forniti a ciascuno direttamente dalla Macchina, la somma di tutte le stanzette e degli impianti che le collegano. Gli esseri umani praticamente non usano più i propri corpi come gli altri animali per nutrirsi e riprodursi.